Farlo "fai da te" è impossibile. I metodi industriali (unici possibili) sono tre
Agente ossidante
Principio generale di questa tipologia di sintesi è la dispersione della grafite in un solvente, l’intercalazione dell’agente ossidante all'interno della struttura multilamellare e successiva ossidazione della grafite. Diversi studi teorici sono stati condotti sulla dinamica di tale sequenza; la quantità di ossigeno del prodotto finale varia da 20% al 30% e la conducibilità si riduce da 102 S/cm a 101 S/cm. Il primo metodo sperimentale descritto risale al 1859 ad opera di Brodie e prevede una soluzione acquosa di KClO3 come agente ossidante e HNO3 per facilitare la dispersione della grafite, oltre ad avere un debole potere ossidante. Staudenmeier nel 1898 perfeziona tale sistema utilizzando KClO3 (o NaClO3) e HNO3 come agenti ossidanti e H2SO4 per la dispersione della grafite; inoltre l’acido solforico aumenta notevolmente le proprietà ossidanti dell’acido nitrico. Nel 1958 Hummers propone un diverso connubio di ossidanti: NaNO3 e KMnO4; come agente disperdente mantiene H2SO4. Quest’ultimo metodo ha il pregio di completarsi in un giorno contro i quattro o cinque dei metodi precedenti ma comporta una lunga e dispendiosa fase di lavaggio e filtrazione del prodotto.
Cella elettrolitica
Gli elettrodi utilizzati sono costituiti della grafite stessa che verrà ossidata. La cella è costituita da una soluzione acquosa di ammoniaca o elettroliti a carattere ossidante (NO2-, SO42-, ecc…) e viene applicato un potenziale elettrico a corrente costante, oppure, per sfruttare entrambi gli elettrodi, alternata a bassa frequenza. Gli elettrodi vengono gradualmente corrosi rilasciando l’OG in dispersione acquosa. È un metodo facile e rapido, il livello di ossidazione è molto elevato e la conducibilità passa da 102 S/cm a 10-6 S/cm. Le lamelle sono tuttavia sottoposte ad un grave stress: le dimensioni si riducono notevolmente e si creano numerosi difetti.
Torcia al plasma
Nella camera di reazione una torcia al plasma provvede a ionizzare un flusso di ossigeno che reagisce con la grafite disposta su una superficie inerte. Tale metodo non necessita di solventi e consente di modulare il livello di ossidazione del prodotto finale mediante una opportuna regolazione del flusso e della pressione dell'ossigeno e della potenza della torcia. Tuttavia la reazione avviene in fase eterogenea, quindi lentamente. Un altro svantaggio è che non permette la dispersione della grafite, il prodotto finale può dunque presentare un diverso grado di ossidazione fra l’interno e l’esterno della struttura multilamellare della grafite; per ridurre questo inconveniente occorrono tempi lunghi, alta pressione di ossigeno e plasma a bassa potenza.