L'elettricità è una proprietà fondamentale della materia, che si manifesta con fenomeni di attrazione o di repulsione tra corpi dotati di carica elettrica. A livello microscopico tali fenomeni sono riconducibili alle particelle cariche dell'atomo: i protoni nel nucleo, spesso interessati da soli fenomeni stazionari, e gli elettroni che, avendo maggiore mobilità, danno luogo anche a correnti. Più in generale, è l'insieme dei fenomeni fisico-chimici causati dalle dette interazioni.
Insieme al magnetismo, costituisce l'interazione fondamentale detta elettromagnetismo. L'elettricità è responsabile di ben noti fenomeni fisici, come il fulmine, il campo elettrico e la corrente elettrica (con cui è comunemente confusa) e rappresenta l'elemento essenziale di alcune applicazioni industriali come l'elettronica e la potenza elettrica. L'elettricità è diventata il migliore "servitore" dell'uomo e il simbolo del mondo moderno. Illumina le abitazioni, fa funzionare le fabbriche e rende vicini i popoli più lontani. Ha contribuito a rivelare i segreti delle stelle, degli atomi e della vita stessa. La carica elettrica è una di quelle entità che può essere misurata, pesata ed utilizzata, ma non può essere definita in termini facilmente comprensibili, perché, come per lo spazio, il tempo e la massa, non è facile darne una esauriente definizione. Forse il modo migliore di definirla è di osservarne gli effetti. Un oggetto dotato di una carica elettrica esercita una forza a una certa distanza su un altro oggetto avente una carica elettrica. Contrariamente alla forza di gravità, la quale fa sì che un oggetto ne attragga un altro, gli oggetti con una carica elettrica possono sia attrarsi sia respingersi l'un l'altro. Inoltre, la gravità è in rapporto diretto con la massa degli oggetti in questione, mentre la carica elettrica e la massa non sono in rapporto qúando gli oggetti sono immobili. Gli esperimenti dimostrano che vi sono due diversi tipi di carica elettrica. Il primo di questi è denominato carica positiva o carica +, ed è associato ai nuclei degli atomi di tutte le materie. Il secondo è la carica negativa o -, ed è proprio di tutti gli elettroni che circondano il nucleo dell'atomo. In genere, la carica positiva del nucleo è esattamente uguale alla somma delle cariche negative degli elettroni che lo circondano. Il verso delle forze, che agiscono tra gli oggetti aventi una carica elettrica, dipende dal tipo di carica su questi oggetti. Ad esempio, se due oggetti hanno lo stesso tipo di carica, siano entrambi positivi o entrambi negativi, gli oggetti si respingono. Quando i due oggetti hanno carica opposta, essi si attraggono l'uno con l'altro. Questa forza elettrica d'attrazione, tra i nuclei positivi e gli elettroni negativi, lega questi ultimi al nucleo. In un certo senso, l'elettricità tiene insieme il mondo.
La quantità complessiva di cariche elettriche resta praticamente costante nel mondo. Poiché i due tipi di carica hanno effetti opposti, il risultato normale complessivo è di neutralità elettrica, o apparente mancanza di carica. Pertanto, al fine di osservare gli effetti di carica in quantità abbastanza grandi di materia, sarà necessario turbare l'equilibrio normale e pro-durre un eccesso di carica nell'oggetto nel modo voluto. Numerose sostanze solide hanno una struttura cristallina, cioè i loro atomi sono disposti in un reticolo regolare tridimensionale. Ma in alcune sostanze, gli elettroni che circondano questi nuclei non sono legati strettamente. In certe condizioni, è possibile sia aggiungere che sottrarre un buon numero di elettroni senza turbare seriamente la struttura cristallina. In altre parole, i nuclei atomici tendono a restare fissi nella loro posizione, ma gli elettroni si possono spesso muovere. Per dare una carica negativa, si dovrà solo aggiungere elettroni in eccesso. Tuttavia, in relazione alla carica positiva e negativa, si deve ricordare che il più e il meno sono segni indicativi di uno stato elettrico, non indicatori di operazioni matematiche, come nell'aritmetica o nell'algebra. Quando si vede un segno negativo applicato ad una carica, si deve ricordare che esso sta ad indicare solamente un numero in eccesso di elettroni, e non ha niente a che vedere con una sottrazione.
Dal punto di vista elettrico, è possibile classificare, grosso modo, tutte le sostanze componenti la materia in due grandi gruppi. I tipi di sostanze che contengono un numero relativamente grande di elettroni liberi, che si possono muovere da un atomo all'altro, sono denomiati conduttori elettrici. Le sostanze nelle quali gli elettroni non sono liberi di muoversi sotto una sollecitazione moderata sono denominate isolanti elettrici. La maggior parte dei metalli è conduttrice di elettricità sebbene in modo diverso dai conduttori usati dal chimico, come le soluzioni acquose degli acidi, delle basi o dei sali. D'altro canto, la maggior parte delle sostanze non metalliche è elettricamente isolante. Naturalmente, non esiste né un conduttore perfetto, né un isolante perfetto, però, in pratica, un certo numero di sostanze serve assai bene a questo scopo. Ad esempio, l'argento, il rame, l'alluminio e persino l'acciaio sono spesso adatti come conduttori, mentre il vetro, la porcellana, la maggior parte delle materie plastiche e l'aria secca sono buoni isolanti
Un cortocircuito è un collegamento fra due punti di un circuito che ha resistenza nulla, impone una tensione nulla ai suoi capi e non impone vincoli sulla corrente che passa attraverso di esso, che può assumere valori molto elevati. Il suo contrario è il circuito aperto.
In condizioni reali, la corrente circolante in condizioni di cortocircuito è limitata esclusivamente dalla resistenza dei fili conduttori e dei collegamenti. In un comune impianto elettrico a 230 o 400 V l'intensità di corrente può raggiungere valori da migliaia a centinaia di migliaia di ampere e per effetto Joule può provocare sovratemperature tali da provocare la fusione dei conduttori stessi. Ciò costituisce rischio di innesco di esplosione ed incendio, e quindi impone l'uso di adeguati apparecchi di protezione, come gli interruttori automatici ed i fusibili.
In alcuni casi il cortocircuito è voluto. Per esempio si usa cortocircuitare i due terminali di un resistore per permettere di escludere temporaneamente il componente dal circuito e consentire il passaggio diretto della corrente per effettuare prove di laboratorio. Quando si effettua la manutenzione di un elettrodotto si usa, dopo avere levato tensione, mettere in cortocircuito e a terra i conduttori per assicurare agli operai l'assenza di tensioni pericolose.